Fuori orario (regia: Martin Scorsese)
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Fuori orario (regia: Martin Scorsese)
Fuori orario
Regia: Martin Scorsese
Pungente ed ironico, un film cult da vedere (e non so se da rivedere... ma dai, forse sì)
Recensione
Insignificante, normale. E, proprio per questo, colpevole: la storia di Paul incomincia con la più banale delle occhiate, quella alla bionda. Un numero di telefono, l'invito a raggiungerla nella sua abitazione; il tono è quello della commedia, un attimo sopra le righe, perché Rosanna Arquette induce addirittura il protagonista a pensare agli afrodisiaci. E siamo nel taxi: la lunga notte che ci aspetta incomincia a destare qualche inquietudine. Dopo tutto non può essere soltanto perché il tassista guida ad una velocità folle scendendo Manhattan; e nemmeno perché il nostro unico biglietto da venti dollari si è involato dal finestrino aperto. No, piuttosto è il "modo" con il quale Scorsese filma questo prologo, a suggerirci qualche dubbio: sono dei primi piani su degli oggetti apparentemente innocui, delle panoramiche verso delle direzioni immotivate, a sottolineare "vaghe" incertezze.
Eppure, sotto qualche sprazzo d'irreale, tutto ciò rimane tremendamente vero. "Fuori orario" è la cronaca di una notte di piacere, che si trasforma in una notte da incubo. L'itinerario scorsesiano è il medesimo. Quello del brav'uomo (troppo bravo) che vive il proprio calvario. Che, per ottenere la redenzione, deve espiare fino in fondo la propria normalità, la paura di affrontare le proprie inibizioni.
Storia di un'avventura galante; "Fuori orario" è l'incontro con le proprie fobie: dall'impotenza alla castrazione, dall'omosessualità a quella paura della donna che, sotto forme diverse e apparentemente caricaturali, costruisce nel film una galleria di personaggi eguali e dissimili. La perversa, l'isterica o la possessiva.
Costruito su una sceneggiatura perfettamente circolare e conseguente, animato da un'invenzione registica che avvicina perfettamente l'autore a quel burattinaio del bene e del male, "Fuori orario" è un labirinto comicamente assurdo e angosciosamente metafisico. All'interno di questo labirinto si sente vivere, animato da una voglia di creare e di liberarsi, un uomo di cinema. Con una vitalità e una felicità che confortano lo spettatore nell'epoca di tanti effetti così poco speciali.
(fonte www.cinemadelsilenzio.it)
Regia: Martin Scorsese
Pungente ed ironico, un film cult da vedere (e non so se da rivedere... ma dai, forse sì)
Titolo originale: After Hours Nazione: U.S.A. Anno: 1985 Genere: Grottesco Durata: 96' Regia: Martin Scorsese Soggetto: Joseph Minion Sceneggiatura: Joseph Minion Cast: Rosanna Arquette, Verna Bloom, Griffin Dunne, Will Patton Il film è uno dei capitoli del viaggio intrapreso dal regista italo-americano all'interno di quella grande metropoli, New York che ha ritratto nelle sue più celebri pellicole, da Taxi Driver fino al recente Gangs of New York. Originariamente il film doveva essere diretto da Tim Burton, ma Scorsese lesse la sceneggiatura mentre stava avendo problemi finanziari per la realizzazione de L'ultima tentazione di Cristo: Burton rinunciò senza problemi alla regia del film quando Scorsese espresse il desiderio di dirigerlo personalmente. Fu il primo film di Scorsese, dopo parecchi anni, a non includere Robert De Niro nel cast. Trama Paul Hackett è un programmatore di computer presso una società informatica di New York. Una sera, dopo un'intera giornata di lavoro, si reca in un ristorante dove conosce un'intrigante donna con la quale inizia una conversazione a proposito del libro che sta leggendo, Tropico del Cancro di Henry Miller. Al termine di questo brevissimo scambio d'opinioni, lei gli lascia il numero di telefono della sua amica Kiki da cui si sta recando, per richiamarla. Tornato a casa e richiamata la ragazza, dalla quale è invitato nel suo appartamento nel lontano quartiere di Soho, Paul si ritrova improvvisamente scaraventato in un susseguirsi continuo di disavventure e strane coincidenze, disperso all'interno di un quartiere sconosciuto di New York e perseguitato dai suoi bizzarri abitanti... Un'avventura, quasi hitchcockiana e un po' kafkiana, di un personaggio catapultato in un mondo non suo. Tutto da godere. Una delle grandi commedie nere degli anni '80. (fonte www.wikipedia.it) |
Recensione
Insignificante, normale. E, proprio per questo, colpevole: la storia di Paul incomincia con la più banale delle occhiate, quella alla bionda. Un numero di telefono, l'invito a raggiungerla nella sua abitazione; il tono è quello della commedia, un attimo sopra le righe, perché Rosanna Arquette induce addirittura il protagonista a pensare agli afrodisiaci. E siamo nel taxi: la lunga notte che ci aspetta incomincia a destare qualche inquietudine. Dopo tutto non può essere soltanto perché il tassista guida ad una velocità folle scendendo Manhattan; e nemmeno perché il nostro unico biglietto da venti dollari si è involato dal finestrino aperto. No, piuttosto è il "modo" con il quale Scorsese filma questo prologo, a suggerirci qualche dubbio: sono dei primi piani su degli oggetti apparentemente innocui, delle panoramiche verso delle direzioni immotivate, a sottolineare "vaghe" incertezze.
Eppure, sotto qualche sprazzo d'irreale, tutto ciò rimane tremendamente vero. "Fuori orario" è la cronaca di una notte di piacere, che si trasforma in una notte da incubo. L'itinerario scorsesiano è il medesimo. Quello del brav'uomo (troppo bravo) che vive il proprio calvario. Che, per ottenere la redenzione, deve espiare fino in fondo la propria normalità, la paura di affrontare le proprie inibizioni.
Storia di un'avventura galante; "Fuori orario" è l'incontro con le proprie fobie: dall'impotenza alla castrazione, dall'omosessualità a quella paura della donna che, sotto forme diverse e apparentemente caricaturali, costruisce nel film una galleria di personaggi eguali e dissimili. La perversa, l'isterica o la possessiva.
Costruito su una sceneggiatura perfettamente circolare e conseguente, animato da un'invenzione registica che avvicina perfettamente l'autore a quel burattinaio del bene e del male, "Fuori orario" è un labirinto comicamente assurdo e angosciosamente metafisico. All'interno di questo labirinto si sente vivere, animato da una voglia di creare e di liberarsi, un uomo di cinema. Con una vitalità e una felicità che confortano lo spettatore nell'epoca di tanti effetti così poco speciali.
(fonte www.cinemadelsilenzio.it)
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