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Vinicio Capossela canta la maturità "da solo"

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Vinicio Capossela canta la maturità "da solo" Empty Vinicio Capossela canta la maturità "da solo"

Messaggio  Fax AdM Ven Ott 17, 2008 11:09 am

Per scaramanzia o per modestia, Vinicio Capossela non presenta 'Da solo' come il disco della maturità, ma nel suo linguaggio funambolico ammette che al suo centro c'é proprio "il traghettamento del sé alla compiutezza della propria natura". Una natura sfaccettata e anticonformista che trova un'eco sonora nel Mighty Wurltizer, in uso ai tempi del cinema muto, "che non è un vero strumento, ma tutto ciò che gli strumenti sognano d'essere", e una piena rappresentazione visiva nei fenomeni da freak show ritratti da Davide Toffolo, che serviranno da sfondo ai concerti che inizieranno dal 31 ottobre.

Al Verdi di Milano, Capossela ha presentato dal vivo il suo nuovo lavoro e, da bravo cantastorie, ha incantato tutti raccontando che "per nostalgia dell'inverno, di cui la foschia anche qui al Nord è l'unica memoria, ho scritto dei pezzi sul mio inverno, che è un po' come il racconto di Natale di Dickens, una resa di conti con la vita, sulla propria natura, quando si vede qualcosa che si allontana e lo si vede meglio grazie alla distanza". La forma migliore per questa nuova visione di sé è "l'inno, che ha una sua piccola solennità per quando bisogna farsi trovare in piedi rispetto ai colpi della vita".

Perfettamente in linea con questo intimismo, la scelta di mettere al centro del cd, "come un focolare", il piano e la voce, senza orpelli. Intorno, a costruire un universo sonoro magico e immaginifico, un coro di quelli che Capossela chiama "strumenti inconsistenti", come la sega musicale, il theremin o la chitarra a pedale, a fare da "placenta sonora". "Questo disco ha molto a che fare con la mia vita, con la capacità di essere sinceri con se stessi" dice l'artista, indicando come cardine di questo ragionamento il brano 'In clandestinita'', una condizione "personale e non sociale, di gioia con le gambe corte, di succedaneo della libertà".

Una sensazione avvertita "nel periodo in cui facevo fatica a celebrare il matrimonio con la strada" e poi superata stando 'da solo', "perché la coerenza - spiega Vinicio - viene solo dalla solitudine". Anche a costo di trovarsi nel 'paradiso dei calzini', "la scatola dove finiscono tutti i calzini che hanno perso il loro compagno", ma con la possibilità di trovarsi faccia a faccia con 'Il gigante e il mago', "le creature che hai dentro fin da piccolo e che la strada a volte ti regala se sei pronto per l'incanto".

Figure magiche che Capossela ha incrociato nel suo viaggio americano, in un 'side show' a fianco di un rodeo ad Austin, in Texas, dove ha incontrato anche i Calexico, con cui ha registrato 'La faccia della terra'. Agli Stati Uniti è dedicato anche il brano 'vetri appannati d'Americà, con la sua "scenografia della solitudine, con la solennità che si traduce in solennita". Un' "epica desolazione" che si specchia in quella delle 'lettere di soldati', con "la loro piccola impotenza pur nel giocare, nella normalità della morte, con l'enormità della vita". In questa visione desolata, "non c'é piagnisteo", perché "questo - sottolinea Vinicio - non è un disco malinconico". Quella che prevale, piuttosto, "é una visione fatta di consapevolezza, a volte - conclude - anche di epica".

(fonte: www.ansa.it)
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