Salman Rushdie ed i suoi versi satanici

Quando questo libro di Salman Rushdie fu pubblicato ne scaturì un caso letterario. L'opinione pubblica mondiale si divise tra chi considerava lo scrittore un genio e chi un eretico. Egli fu costretto a vivere in clandestinità perchè su di lui fu emessa una condanna di morte. Alcune fonti dicono addirittura che i traduttori giapponese ed italiano del testo furono rispettivamente l'uno ucciso e l'altro ferito. Quando ho preso in mano questo libro non sapevo cosa aspettarmi. Il titolo evocava più un libro di sangue ed orrore che quello che realmente è. Allora perchè tutto questo clamore? Il romanzo parla di due uomini sopravvissuti ad un disastro areo che si ritrovano l'uno l'incarnazione di un angelo e l'altro quella del diavolo. Questi due uomini acquistano anche i tratti fisici dei due personaggi, con tanto di zoccoli e coda e di ali. Peccato, però, che colui che si è trasformato in un angelo in realtà abbia una coscienza poco pulita e l'incarnazione del diavolo sia in realtà quello buono. Inevitabile la battaglia tra i due protagonisti, tra il bene ed il male. Detta così la trama non ha nulla di speciale che possa aver provocato tutto questo trambusto. In realtà di blasfemo vi è la rivisitazione che l'autore fa delle storie sacre dell'islam, quasi a voler suggerire che in tutte vi è la mano dell'uomo e non di un essere superiore. Il mio consiglio è di leggerlo anche se i pezzi che si riferiscono alla cultura islamica non sono di semplice comprensione per chi non ha niente ha che fare con essa. Pensate però che io l'ho letto la prima volta a 15 anni.................

Votazione: capolavoro