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Surrealismo permeato di realtà: l'enigma Magritte

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Surrealismo permeato di realtà: l'enigma Magritte Empty Surrealismo permeato di realtà: l'enigma Magritte

Messaggio  Fax AdM Mar Nov 25, 2008 7:55 pm

"Nell'Impero delle luci ho rappresentato due idee diverse, vale a dire un paesaggio notturno e un cielo come lo vediamo di giorno. Il paesaggio fa pensare alla notte e il cielo al giorno. Trovo che questa contemporaneità di giorno e di notte abbia la forza di sorprendere e di incantare. Chiamo questa forza poesia". Così René Magritte, il surrealista belga più ambiguo ed enigmatico delle avanguardie del Novecento, rivela l'intima essenza di uno dei suoi portentosi capolavori, icona di un'estetica visionaria e contorta, tutta giocata sulla raffinata abilità nel manipolare le immagini della natura. E l'Impero delle luci (L'Empire des Lumières), scena esageratamente realistica - quasi con vezzo fiammingo per la precisione dei dettagli - si rivela spiazzante per la combinazione di un luogo notturno sotto un cielo chiaro da giorno, dove giorno e notte appaiono contemporaneamente, innescando una reazione a catena di sorpresa e incanto, il tutto scortato da un titolo che contribuisce ad alimentare lo shock della visione, spicca nella bella mostra "Magritte. Il Mistero della Natura". La mostra è ospitata dal Palazzo Reale di Milano dal 22 novembre al 29 marzo, sotto la cura di Michel Draguet, direttore generale dei Musées Royaux des Beaux Arts del Belgio, e Claudia Beltramo Ceppi, in collaborazione con Charly Herscovici, presidente della Fondation René Magritte.

La grande epopea della produzione magrittiana, con il suo gusto per lo shock, per il tradimento dei sensi, per la sfida al potere della ragione e della logica, con i suoi rebus apparentemente irrisolvibili, con i suoi attentati alla rappresentazione della realtà, viene raccontata da cento dipinti, oltre a tempere e sculture, provenienti dai Musées Royaux des Beaux Arts del Belgio (la collezione pubblica più importante al mondo di opere di Magritte), oltre che da numerosi collezionisti privati. Un "mistero" magrittiano che, come sottolinea Michel Draguet, "non è altro che la natura in quello che essa ha di non riconducibile alla cultura. La natura è onnipresente nel suo percorso artistico. Fornendo da un lato una miriade di temi che l'artista esplora e combina a piacere e costituendo d'altro canto la cornice di ogni cosa, il contenitore a partire dal quale si determina ogni forma di conoscenza".

Una natura, quella immortalata allo sfinimento da Magritte, che fa a pezzi la logica ed esalta la contraddizione, dispone a suo piacimento le apparenze e getta lo spettatore nel buco nero dell'enigma. Eppure, rimane natura, iperrealistica, lontana da ogni ricerca cubista, ogni sfrenata euforia espressionista, ogni velleità astrattista. Magritte (1898-1967) è stato il pittore dei pensieri e delle idee, dei sogni e degli incubi, dove l'estetica figurativa, scortata dall'uso tecnicamente sublime dei colori, ha reso visibile, con una precisione quasi matematica, la "materia grigia", l'intelletto. Il trucco di Magritte consiste nell'aver codificato un suo personalissimo linguaggio di segni e simboli per tradurre pensieri e deliri onirici, utilizzando oggetti di uso comune, facilmente riconoscibili, imponendo loro delle trasformazioni inquietanti o combinadoli tra loro in una scenografia incongruente.
La mostra racconta questo primato. Partendo dai primi, e quasi sconosciuti dipinti futuristi, passando dalle immagini più oscure del periodo fra le due guerre, fino ai celeberrimi dipinti prodotti dagli anni '50 in poi.

Ogni opera è un colpo agli occhi, un affronto alla coscienza, una violenza sensoriale. Come "Souvenir de voyage" del 1961, che rappresenta una mela verde mascherata per il carnevale, o lo strepitoso "L'heureux donateur" che racchiude i motivi ricorrenti della sua visione specifica della natura, la sagoma dell'uomo con la bombetta che diventa un affaccio su un paesaggio notturno stile Impero delle Luci, accanto il sonaglio, il muro di pietra. E ancora, "Le tombeau des lutteurs" del '60, con una rosa enorme chiusa in una stanza, "La voix du sang" del '61 con l'albero su cui si aprono sportelli a rivelare una sfera e una casa. Personaggi, interni, nature morte dialogano con gli elementi della natura codificando paesaggi trasfigurati dall'occhio di un lucido e spregiudicato intelletto moderno. E se sogni e incubi hanno origine da un turbamento, anche Magritte ha i suoi fantasmi. Ricordi diventati legenda nella storia dell'arte, come la cassa vicino alla culla, l'aerostato caduto sul tetto di casa, l'artista straniero che dipinge nel cimitero dove andava a giocare con una bambina. Fino al suicidio della madre gettatasi nelle acque del fiume Sambre, il cui corpo fu rinvenuto con la camicia da notte avvoltolata a coprirle il volto lasciandole denudati il ventre, il pube e le gambe. Tutti tradotti in figure chiave che ricorrono come un leit motiv nelle sue composizioni.

Nel suo Belgio borghese ma progressista, divora le storie di Fantomas e L'isola del tesoro di Stevenson, s'inebria di Edgar Allan Poe e di Baudelaire, lavora nel campo della pubblicità, della cartellonistica e della decorazione (1918-20), sposa la sua Georgette che gli farà anche da modella, rimane folgorato dal "Canto d'amore" di Giorgio de Chirico, e sceglie il credo del surrealismo (dal '26). La mostra è un ammaliante gioco enigmistico. Dove le soluzioni sono lente da svelare. Ed è questo il bello, la continua trepidazione, il costante disorientamento.

Notizie utili - "Magritte. Il Mistero della Natura", dal 22 novembre al 29 marzo, Milano, Palazzo Reale (Piazza Duomo, 12)
Orari: dal martedì alla domenica, dalle 9.30 alle 19.30; lunedì, dalle 14.30 alle 19.30; giovedì, dalle 9.30 alle 22.30.
Ingresso: intero €9; ridotto €7; scuole €4,50
Informazioni e prenotazioni: tel. 199.199.111, www.mostramagritte.it
Catalogo: Giunti Arte.

(fonte: Repubblica.it)
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Messaggio  Fax AdM Mar Nov 25, 2008 8:07 pm

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René Magritte, "Les compagnons de la peur", 1942. Olio su tela, 70,5 x 92 cm, Collezione privata, Bruxelles, © ADAGP, Paris 2008

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René Magritte, La magie noire, 1945. "Olio su tela", 79 x 59 cm, Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique, Bruxelles, © ADAGP, Paris 2008

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René Magritte, Shéhérazade, 1950. Olio su tela, 40 x 30 cm, collezione privata, Bruxelles, © ADAGP, Paris 2008

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René Magritte, L'art de la conversation, 1950. Olio su tela, 50 x 60 cm, collezioen privata, Bruxelles, © ADAGP, Paris 2008

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René Magritte, Le bouquet tout fait, 1956. Olio su tela, 60 x 50 cm, collezione privata, Basilea, © ADAGP, Paris 2008

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René Magritte, Le tombeau des lutteurs, 1960. Olio su tela, 89 x 116 cm, collezione privata, Bologna, © ADAGP, Paris 2008

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René Magritte, La voix du sang, 1961. Olio su tela, 90 x 110 cm, collezione privata, Bruxelles, © René Magritte by SIAE 2008

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René Magritte, La parure de l'orage, 1927. Olio su tela, 81 x 116 cm, Collezione privata, Bruxelles, © ADAGP, Paris 2008

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René Magritte, L'empire des lumières, 1961. Olio su tela, 114 x 146 cm, collezione privata, Bruxelles, © ADAGP, Paris 2008

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René Magritte, L'heureux donateur, 1966. Olio su tela, 55,5 x 45,5 cm, Musée d'Ixelles, Bruxelles, © ADAGP, Paris 2008

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René Magritte, Souvenir de voyage, c. 1961. Guazzo su carta, 34 x 26 cm, collezione privata, Bruxelles, © ADAGP, Paris 2008

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René Magritte, "Le retour", 1940. Olio su tela, 55 x 65 cm. Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique, Bruxelles, © ADAGP, Paris 2008
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Messaggio  Giurock Gio Nov 27, 2008 1:19 pm

Grazie per questo post FAx, io adoro il surrealismo e Magritte è fantastico. Anche se il mio artista preferito è Salvador Dalì.


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Dov'è il confine tra il sogno e la realtà?
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